lunedì 2 marzo 2009

La solitudine dei numeri primi

Immagine di La solitudine dei numeri primi Nonostante il titolo il libro non ha niente a che fare con la matematica, anche se alle volte ci sono un poco di notazioni che però sono pertinenti al contesto e non danno fastidio perchè non importa capirle, ma ci servono per capire il personaggio.
Il libro parla di due ragazzi Alice e Mattia la cui fragilità viene liberata in seguito ad accadimenti della loro infanzia. Alice rompe irreparabilmente una gamba mentre scia, mentre Mattia è il responsabile della scomparsa della sua gemella Michela che soffre di un ritardo mentale. Alice non imparerà mai ad accettare il suo corpo non perfetto e questo la porterà all'anoressia, mentre Mattia si rifugia nell'autolesionismo. I due ragazzi diventano amici quasi per caso, una amicizia che vorrebbe sbocciare in qualcosa di altro, ma i due non trovano mai il giusto sincornismo, il giusto coraggio per andare oltre.

Il libro è composto da tanti piccoli capitoli che raccontano alcuni momenti della loro vita e si alternano tra Alice e Mattia, tra la ricerca di lei di essere accettata dal mondo e la lotta di lui per essere ignorato dal mondo.

Nella lettura ho trovato una certa simmetria nei due personaggi, come già detto Alice desidera fare parte del mondo, metre Mattia si rifugia in se stesso per sfuggire agli altri. Lei non ha un buon rapporto con il padre, Lui con madre. Nel caso di Alice è lei ad avercela con il padre responsabile in un certo senso della sua condizione di zoppa, mentre si intuisce che la madre di Mattia non riesca a perdonare fino in fondo al figlio la scomparsa della sorella.

Il libro mi è scorso molto bene, si legge velocemente, forse in alcune occasioni avrei voluto che si approfondisse le conseguenze di alcune azioni dei protagonisti, soprattutto di Alice, ma in fin dei conti va bene così, andare troppo nel dettagli avrebbe forse rovinato l'atmosfera rarefatta che forse cerca di imitare l'eterea presenza dei due ragazzi nel mondo. Anche il finale secondo me ha un aria rarefatta, ma non mi ha deluso, non ha lasciato con un senso di incompletezza anche se naturalmente rimane la voglia di sapere "e poi?".

Voto 7

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